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CROCE E SALVEMINI
Uno storico conflitto ideale ripensato nell’Italia odierna

LIVIO GHERSI

Roma, Bibliosofica, 2007
Formato cm 15x21, pagine 640, € 15,00 - ISBN 978-88-87660-17-3
Immagine di copertina: Gaetano Salvemini e Benedetto Croce

Il 6 settembre 2007 ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Gaetano Salvemini. Questo libro però non ha intenti celebrativi e tende piuttosto a documentare un errore di giudizio commesso dallo storico pugliese: la stroncatura, più volte ribadita, del pensiero filosofico e politico di Benedetto Croce. Nel 1946 Salvemini scrisse che la filosofia di Croce, «col dividere in compartimenti stagni la politica e la morale», ha fornito a tutti, in particolare alla sovrabbondante piccola borghesia intellettuale meridionale, «il grimaldello per scassinare tutte le serrature, i trampolini per qualunque capriola intellettuale, i sofismi per giustificare qualunque turpitudine». Perfino il significato dell’opposizione crociana al fascismo è ridimensionato da Salvemini: «il no di Croce rimase sempre un no quietista; non divenne mai il no attivista di chi rischia il pane, la libertà e magari la vita. C’è differenza fra Budda che si guarda l’ombelico, e Cristo che muore sulla croce».

Il libro dà spazio ai critici di Croce soltanto per argomentare, a contrario, l’importanza e la perdurante validità del pensiero crociano. Facendo tesoro di quanto Croce stesso ha insegnato a proposito del proprio modo di rapportarsi ad Hegel: «altro è studiare un filosofo e altro accoglierne supinamente le idee: la prima cosa è un dovere; la seconda è una debolezza; la prima cosa si deve fare per tutti i filosofi, la seconda non si deve fare per nessuno».
Vengono messi a fuoco tre concetti che sono fondamentali per la comprensione del pensiero di Croce: l’idealismo, lo storicismo, il liberalismo. Ciascuno nella particolare interpretazione che egli ne ha dato. Lo storicismo crociano, ad esempio, non soltanto non accoglie il relativismo, ma lo combatte. Ripensare Croce dà modo così di contrastare tanti luoghi comuni che ricorrono nel dibattito pubblico italiano attuale. L’ideuzza che essere liberali coincida con l’essere democratici e riformatori viene confutata alla radice dall’insegnamento di Croce: il liberalismo può rendere i migliori servizi se opera come momento dialettico rispetto alla democrazia ed al socialismo, mentre a nulla serve se si confonde con loro in ibridi vari.

LIVIO GHERSI è nato a Messina nel 1954. Dal 1981 risiede a Palermo. E’ sposato ed ha due figli.
Nel 1979 ha conseguito la laurea in legge presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Messina.
Dopo aver superato un concorso pubblico per esami, dal 1981 è stato assunto nei ruoli della Amministrazione della Assemblea regionale siciliana, con la qualifica di Referendario parlamentare.
Nel 1990 ha conseguito la promozione alla qualifica di Consigliere parlamentare. Nei 25 anni in cui ha lavorato nell’apparato burocratico di supporto dell’Assemblea regionale siciliana, è stato assegnato soprattutto a tre servizi: Servizio dei Resoconti parlamentari, ed è arrivato a ricoprire l’ufficio di Estensore del Processo verbale delle sedute della Assemblea; Servizio Studi legislativi; Servizio Documentazione e Biblioteca. Dimessosi volontariamente dall’impiego, dal 2006 ha lasciato l’Amministrazione.
Nel 1996 ha contribuito alla costituzione di un Circolo di cultura politica intitolato allo storico Adolfo Omodeo (1889–1946), che fu il principale collaboratore di Croce nella redazione della rivista «La Critica». Il Circolo ha promosso la pubblicazione del periodico trimestrale «Pratica della Libertà», del quale sono usciti in tutto nove numeri, dal 1996 al 1998.
Ha pubblicato il saggio «Carlo Avarna di Gualtieri (con dieci lettere a Piero Gobetti)» in «Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica», n. 12, Annali 1997-1999 del Centro Studi “Piero Gobetti” di Torino.