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FABRIZIO DE ANDRE'  - [ESAURITO]
UN VOLO TRA AMORE E MORTE. ALLA FONTANA DEI COLOMBI NELLA CASA DI PIETRA

FRANCA CANERO MEDICI

Roma, Bibliosofica, 2000
Formato cm 13,5x21, pagine 72, € 8,26 - ISBN 978-88-87660-02-9

L’ipotesi della poesia come volo, così candidamente avanzata dall’autrice in queste pagine piene d’anima e d’amore, non cerca di confinare il canzoniere di De André nel sopramondo dell’astrazione: semmai, a me, fa venire in mente lo slogan anarchico del ‘dare l’assalto al cielo’, e/o quello malatestiano dei ‘santi senza dio’: due metafore che a Fabrizio, ricordo, piacevano molto, e che in qualche misura racchiudono in sé l’idea, appunto, di un volo.

Alludendo, entrambe, al nesso dialettico che lega la realtà e l’utopia, il mondo dei fatti e quello degli ideali, la realtà assunta nei suoi meccanismi fondativi, depurata dalle sue contingenze cronachistiche, e poi elevata a quella raffigurazione più alta e ‘altra’ che compete, appunto, ai poeti. (Dalla prefazione di Cesare G. Romana).

Un libro su De André che sembra parlare la sua stessa lingua, quella della ‘memoria’ e delle voci dentro, perché sceglie di stare sulla soglia tra la biografia, che l’autrice dice di non poter fare non avendolo conosciuto di persona, e una trattazione strettamente culturale. Così facendo queste brevi ma intense pagine, nel ripercorrere il tessuto affabulatorio delle canzoni poetiche di Fabrizio De André, seguendo il ‘filo di Arianna’ della metafora del volo, finiscono per ripercorrere insieme i sentieri dei suoi versi e i sentieri della sua vita, tra loro inscindibili. Ce lo fanno ritrovare bambino a giocare con gli zingari nel bosco, dove scopre che tutti gli esseri umani hanno un’anima, anche i gatti del porto della sua infanzia, perché in comunicazione con spiriti viventi, in un grande respiro animistico. Ritroviamo le sue trepidazioni, il suo bisogno d’attenzione e d’amore, la sua propensione per l’anarchia, la tristezza vaga del suo sguardo e infine tutti quei ‘segni di addio’ in una consapevolezza che precede il conoscere di una morte che non si può cercare, ma neanche cercare di fuggirne. I richiami culturali spaziano in un vasto orizzonte poetico-filosofico e insieme simbolico e mitologico, dove la dimensione del volo diventa il contenuto e la forma della ‘poesia’ di un ‘cantastorie’, che è riuscito in molti sensi nella sua aspirazione forse troppo ambiziosa di tracciare l’immagine di un ponte tra la lingua parlata e quella scritta, perché nella dimensione metaforica delle sue parole cantate la cultura popolare e quella letteraria sembrano incontrarsi e la musica accompagna l’emozione del ricordo e del sentimento.

FRANCA CANERO MEDICI, laureata in Lettere Moderne con tesi in Filosofia della Storia, ha condotto approfonditi studi di ricerca filosofica presso diversi istituti culturali, da cui sono nati vari saggi dedicati alla filosofia contemporanea, con particolare riguardo al pensiero di Benedetto Croce. Da anni docente di Filosofia e Storia presso un Liceo Statale della provincia di Roma.