LETTERE SUGLI SCRITTI E IL CARATTERE DI JEAN-JACQUES ROUSSEAU - RIFLESSIONI SUL SUICIDIO

Stampa

MADAME DE STAËL

Lettere sugli scritti e il carattere di Jean-Jacques Rousseau

Riflessioni sul suicidio

A cura e con introduzione di Livio Ghersi

Traduzione di Andrea Inzerillo

Roma, Bibliosofica, 2016

Formato cm. 15x21, pagine 168   € 12,00   -   ISBN 978-88-87660-42-5

 

Duecentocinquanta anni or sono, il 22 aprile del 1766, nasceva a Parigi Germaine Necker. Nota al mondo come Madame de Staël. Era l’unica figlia di un personaggio storico, Jacques Necker (1732-1804) e lei stessa fu testimone di vicende storiche di primaria importanza: la Rivoluzione francese, il Terrore, la sconfitta dei giacobini e l’avvento del Direttorio, l’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, l’impero napoleonico, la Restaurazione dei Borbone. Ciò che rende veramente interessante il lascito ideale di Madame de Staël è che in lei si siano felicemente congiunti l’espressione del nascente pensiero liberale e la rivendicazione di una ben più antica tradizione di libertà repubblicana. Il suo liberalismo era tutt’altro che un indirizzo di politica economica, ma aveva molto a che vedere con la rule of law, ossia con la concezione dello Stato di diritto, e con la lotta, tipicamente repubblicana, contro la tirannia ed il dispotismo.

Questa edizione della Casa Editrice Bibliosofica ripropone, con una nuova traduzione in lingua italiana, due dei tre saggi che Madame de Staël pubblicò per i tipi dell’Editore Nicolle nel 1814. Quando poté finalmente tornare a Parigi dopo l’abdicazione di Napoleone.

Il primo saggio, Lettres sur les écrits et le caractère de Jean-Jacques Rousseau, era stato già pubblicato  nel dicembre del 1788. Allora Rousseau non era ancora la gloria nazionale, i cui resti mortali furono traslati nel Pantheon di Parigi. Al momento della sua morte, il 2 luglio del 1778, Rousseau era un isolato: avversato e schernito da Voltaire e dagli illuministi in genere; considerato non equilibrato; ritenuto tanto scontento di sé che la tesi che si fosse suicidato non smise mai di circolare, nonostante le smentite ufficiali.

Madame de Staël contribuì a consacrare l’autore dell’Emilio e della Nuova Eloisa come «il più eloquente» tra gli scrittori di lingua francese. Lo stimò meno, invece, come pensatore politico.

 

 

Il secondo saggio, Réflexions sur le suicide, fu scritto dall’Autrice venticinque anni dopo la prima stesura delle Lettere su Rousseau. Risente di quella che ad alcuni biografi sembrò una “crisi mistica”. In realtà, si trattava del riemergere dell’esigenza religiosa. La religiosità di Madame de Staël era di impronta protestante e prescindeva dalla mediazione dei preti. Dio era la meta della sua ricerca, tanto più sincera perché liberamente condotta; lei non cessava di interrogarsi sulle conseguenze concrete che l’esistenza di Dio, concepito secondo le caratteristiche che il Cristianesimo gli attribuisce, comportasse nella vita degli esseri umani. Qui l’Autrice chiarisce bene che il suicida restringe il proprio orizzonte mentale a sé stesso ed alla propria infelicità. È un egoista. Viceversa, il modo di vivere più positivo è caratterizzato dal sentimento di “dedizione” (in francese,  dévouement). La dedizione, il “dedicarsi”, rende il senso di una scelta altruistica. Si tratta di operare il bene di altri esseri umani in carne ed ossa, o di servire una causa apparentemente astratta, perché generale, ma comunque preordinata al bene comune.

Il curatore, Livio Ghersi, è stato funzionario dell’Assemblea regionale siciliana. Appassionato di studi storici e filosofici, ha pubblicato diversi titoli per i tipi di Bibliosofica, tra i quali Croce e Salvemini. Uno storico conflitto ideale ripensato nell’Italia odierna (2007) e la silloge di scritti Liberalismo unitario (2011).

Immagine di copertina: Firmin Massot, ritratto di Madame de Stael accanto al busto di suo padre, Jacques Necker